Renato Curcio (Monterotondo, 23 settembre 1941) è un ex terrorista italiano, tra i fondatori delle Brigate Rosse[1][2][3][4][5][6].
Formatosi all'Università di Trento, dove frequentò Sociologia senza conseguire la laurea, nel 1969 – assieme a sua moglie Margherita Cagol, Alberto Franceschini e altri – fondò il Collettivo Politico Metropolitano che a sua volta, passando per l'esperienza di Sinistra Proletaria, nel 1970 avrebbe dato origine al primo nucleo delle Brigate Rosse, il principale gruppo di lotta armata dell'estrema sinistra attivo negli anni di piombo.
Arrestato nel 1974 ed evaso l'anno dopo, fu latitante per un breve periodo e poi nuovamente arrestato e condannato a 28 anni di reclusione per i reati di concorso morale in omicidio (in relazione all'attacco alla sede del Movimento Sociale Italiano di Padova cui non partecipò ma del quale fu ispiratore e scrisse il proclama di rivendicazione), costituzione di associazione sovversiva e altre imputazioni. Pur mai dissociato, ha dichiarato la fine della lotta delle BR e ha criticato alcune scelte dell'organizzazione.
Nel 1998 è stato scarcerato con quattro anni di anticipo; in tutto, ha scontato circa 25 anni di reclusione: 21 in carcere, 12 dei quali in regime di carcere duro, e quattro in semilibertà.[7] Espiata la pena, si è dedicato all'attività di intellettuale e saggista nell'ambito della cooperativa editoriale e sociale Sensibili alle foglie, da lui stesso fondata, orientata su tematiche legate a disabilità, istituzioni totali come carceri e manicomi, immigrazione e studi sulle nuove forme di controllo sociale nella società di massa.